La domanda più frequente che mi viene posta dalle persone affette da epilessia è come curare gli attacchi epilettici, che vuol dire anche come convivere nel migliore dei modi con questa malattia.

Oggi abbiamo un vasto armamentario terapeutico che ci permette di far fronte ai diversi tipi di epilessia, tenendo conto ovviamente delle peculiarità e delle esigenze di vita della persona, nonché delle eventuali altre malattie associate (comorbidità).

Abbiamo conservato alcuni farmaci “del passato” ancora validi, soprattutto in termini di efficacia, dei veri punti di riferimento, mentre la ricerca scientifica ci ha fornito, ci fornisce e continuerà a fornirci farmaci sempre più innovativi, nella direzione del miglior rapporto efficacia/tollerabilità (consideriamo che molte volte la cura è a vita!).

Come si controllano gli attacchi epilettici?

Gli attacchi epilettici sono generalmente ben controllati con i farmaci in circa il 70-80% dei casi. Nel 20-25% dei casi non si ha una risposta clinica completa e soddisfacente, e in alcuni di questi si parla di epilessia farmacoresistente. Per farmacoresistenza si intende il fallimento di almeno due farmaci ben tollerati, appropriatamente scelti e dosati nell’ottenere un congruo periodo di libertà da crisi. È plausibile che la farmacoresistenza vera sia legata alla presenza di lesioni cerebrali, purtroppo non sempre documentabili con i mezzi oggi a nostra disposizione: in un futuro prossimo, l’implementazione nella routine clinica di mezzi diagnostici più sensibili (RMN ad alto campo magnetico) potrebbe fare la differenza, così come attendiamo risposte dalla genetica.

Come superare la farmacoresistenza?

La farmacoresistenza vera va distinta dalla “pseudo-farmacoresistenza” legata a fattori vari come:

  • la scarsa aderenza al trattamento (compliance) del paziente,
  • insufficiente dose e/o inappropriata scelta del farmaco,
  • sfavorevoli interazioni con altri farmaci, antiepilettici e non,
  • presenza di fattori precipitanti come stress, privazione di sonno, alcool, droghe,
  • mancata diagnosi di lesioni cerebrali causative, ma anche, non raramente, misdiagnosi. Un aiuto può essere fornito dalla registrazione Video-EEG delle crisi.

In casi rigorosamente selezionati, che non rispondono alla terapia farmacologia, si fa sempre più ricorso alla chirurgia, che è divenuta nel tempo sempre più mirata e rispettosa. La terapia chirurgica può essere indicata in pazienti con epilessia focale, caratterizzata cioè da una unica zona epilettogena nella corteccia cerebrale che magari, dal punto di vista funzionale, sia al di fuori da aree corticali importanti.

Un’altra opzione, meno invasiva e reversibile è rappresentata dalla neurostimolazione del nervo vago nel torace mediante l’impianto di un dispositivo simile a un pacemaker cardiaco o da cambiamenti dell’alimentazione.

Infine, non tutti i casi di epilessia sono permanenti e alcune persone possono andare incontro a guarigione e non assumere più i farmaci. Definire con sufficienti margini di sicurezza la guarigione è un compito delicato che spetta al medico specialista, con il conforto dell’esperienza professionale, la conoscenza continuativa nel tempo della persona affetta, e il rispetto delle linee-guida emanate dalle società scientifiche internazionali.

Vuoi approfondire la conoscenza sui sintomi dell’epilessia, sulla sua diagnosi o scoprire curiosità sul suo nome e la sua storia? Nel mio blog trovi altri articoli, e se hai bisogno di me, contattami. Sarò lieto di esserti utile.

Giuseppe Sanges
Specialista in Neurologia

Sono Medico specialista in Neurologia e in Ricerca epidemiologica delle malattie neurodegenerative. Da trent’anni curo quotidianamente persone affette da Parkinson, Cefalee e Alzheimer. Sono anche docente di Neuroscienze per Enti pubblici e privati.
Scrivo gli articoli che pubblico nel mio blog pensando ai miei pazienti e a coloro che, nelle loro ricerche su Internet, vogliono trovare informazioni scientifiche corrette. Spero di essere utile anche per te.