C’è un rapporto stretto tra disturbi del sonno e malattie degenerative del sistema nervoso. Infatti è possibile il nesso tra insonnia e rischio di sviluppare una demenza.
I disturbi del sonno in corso di demenza sono sicuramente più gravi rispetto a quelli dell’anziano non affetto da demenza, e incidono negativamente sulla qualità di vita dei malati e dei loro caregiver che, purtroppo, ne fanno le spese! Inoltre, come per i disturbi psico-comportamentali BPSD (Behavioral and Psychological Symptoms of Dementia), anche l’insonnia è causa di precoce ricovero ospedaliero e mortalità.
Quando mi capita di avere a studio familiari affranti che mi dicono «Dottore, mi aiuti: quando si fa sera, non c’è verso di “tenerlo”…» intuisco che stanno parlando di un congiunto anziano. Infatti, nella Demenza di Alzheimer (AD) si verifica spesso un sovvertimento globale del ritmo sonno-veglia, preceduto (nelle fasi precoci di malattia) da un ritardo nell’orologio interno, con agitazione serotina (mentre si fa sera) e crescente difficoltà ad addormentarsi, che a volte sfocia in uno stato confusionale con brusco peggioramento delle performance (sundowning, dall’inglese: tramonto), allucinazioni e deliri, fino al delirium (stato confuso-onirico).
Nella demenza che può complicare il decorso nel tempo del Parkinson invece, se il disturbo del sonno caratteristico è il RBD (REM Behavior Disturbance), ricorre con elevata frequenza la RLS (la Sindrome delle gambe senza riposo), come puoi leggere nel mio post 11 sintomi che aiutano a riconoscere precocemente il Parkinson. Vista la rilevanza del problema (sia in termini clinici, gestionali e socio-economici), questo va riconosciuto dallo Specialista, accuratamente e in modo appropriato.
Ma quali sono le cause?
I fattori che provocano i disturbi del sonno in corso di demenza sono molteplici e complessi. Sappiamo, per esempio, che nella Demenza di Alzheimer vi sarebbe una stretta correlazione tra accumulo di placche di ß-amiloide, proteina Tau, e Neurofilamenti (elementi patogenetici tra le cause della malattia) e la distruzione del sonno, con il concorso di una riduzione della secrezione di ipocretina e melatonina.
Ma anche fattori molto lontani dalla patologia dementigena (il dolore, la tosse, i disturbi psicopatologici come la depressione), la eventuale presenza di piaghe, nonché molti farmaci, interferiscono con la qualità del sonno (leggi il mio post Cause dell’insonnia? Facciamo il punto).
Inoltre, per le persone affette da demenza è molto difficile adottare le regole per l’igiene del sonno (leggi il post Dottore, è vero che esiste un’igiene del sonno?).
E allora come si fa?
Lo Specialista, soprattutto se si tratta di una persona anziana (e ancor più se affetta da demenza e/o con limitazioni motorie), deve raccogliere quante più informazioni possibili su un fenomeno a cui non assiste direttamente e che spesso, di notte in notte, presenta anche una notevole variabilità.
Inoltre, poiché le persone con compromissione cognitiva sono inattendibili o incapaci di fornire dati utili per una definizione quali-quantitativa del problema insonnia, è fondamentale la collaborazione del caregiver. Potrebbero essere utilizzate le scale di valutazione dell’insonnia strutturate ad hoc, oppure, più semplicemente, si può addestrare il caregiver a compilare un semplice “diario del sonno” dell’assistito. Poi va eseguita una raccolta anamnestica, allargata:
- a tutti gli antecedenti morbosi o malattie intercorrenti attuali,
- alla tipologia dei farmaci in uso generale, non solo per la demenza.
- e magari, sempre con l’aiuto del caregiver, ottenere una registrazione (anche una breve clip ripresa con lo smartphone), della fenomenologia comportamentale dell’anziano.
Nei casi in cui la diagnosi di base manchi o sia dubbia, vanno messe in atto tutte le procedure protocollari più aggiornate e appropriate per la corretta definizione diagnostica. È questa la base per effettuare in seguito eventuali correzioni (ove possibile) delle comorbilità, dei farmaci, delle abitudini errate, e prescrivere finalmente una terapia efficace, appropriata e, quanto più possibile, su misura.
Se vuoi approfondire questo argomento, nel mio blog trovi altri brevi articoli. E se intanto hai bisogno di me, contattami. Sarò lieto di esserti utile.
Giuseppe Sanges
Specialista in Neurologia
Sono Medico specialista in Neurologia e in Ricerca epidemiologica delle malattie neurodegenerative. Da trent’anni curo quotidianamente persone affette da Parkinson, Cefalee e Alzheimer. Sono anche docente di Neuroscienze per Enti pubblici e privati.
Scrivo gli articoli che pubblico nel mio blog pensando ai miei pazienti e a coloro che, nelle loro ricerche su Internet, vogliono trovare informazioni scientifiche corrette. Spero di essere utile anche per te.